Tiny Core Linux su Eee PC 701

Negli ultimi giorni mi sto dedicando a scoprire Tiny Core Linux, una distribuzione minimalista, appena 10 MB, ma piena di idee interessanti. Non deriva da nessuna delle distribuzioni più conosciute, ma l’autore si è fatto le ossa con Damn Smal Linux, mutuando da questa distro l’attenzione alla leggerezza e al minimalismo.

Oltre al peso ridottissimo, Tiny Core ha tempi di boot da record (qualche secondo), un pannello di controllo che consente di configurare, tra le altre cose, la scheda di rete, i punti di mount, avviare un server SSH, TFTP.

Inoltre Tiny Core è dotata di un gestore delle applicazioni che consente di installare moltissimi programmi per renderla in tutto e per tutto una distribuzione completa. Con poche e semplici operazioni sono riuscito a installare Tiny Core 2.3 su una scheda SD presente sul mio Asus Eee PC 701, che al momento è equipaggiato con Jolicloud sull’hard disk SSD.

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Provare Jolicloud su VirtualBox

Grazie a un invito “elemosinato” da @mindgap, sono riuscito finalmente a provare Jolicloud (questi di Jolicloud sono veramente lenti a invitare nuovi utenti). In realtà, già dalla scorsa settimana avevo trovato comunque il modo di mettere alla prova Jolicloud Alpha 2 su Eee PC 701 ricorrendo alle maniere forti (cioè scaricando l’immagine da The Pirate Bay).

L’impressione, nonostante queste interfacce per netbook non mi convincano ancora troppo, è stata buona: il sistema è reattivo e l’usabilità è molto buona, soprattutto considerando le ristrette dimensioni dell’Eee PC 701. Per ora il Samsung NC10 è “rimasto a guardare” e sinceramente non penso che rinuncerò a Ubuntu 9.04. Con uno schermo da 10 pollici come quello del Samsung l’interfaccia “classica” di Gnome va più che bene.

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ClarkConnect 5.0: immagini dell’installazione e gestione

Mi ero ripromesso dalla sua uscita, avvenuta qualche giorno fa, di provare ClarkConnect 5.0, distribuzione molto interessante per la sua versatilità e facilità d’uso. È infatti possibile utilizzarla come gateway, firewall, antivirus, fileserver, mailserver, come appliance per il content filtering e la gestione della banda etc. ClarkConnect è interamente gestibile attraverso un’interfaccia web, anche se è possibile ricorrere alla linea di comando per effettuare operazioni avanzate sulla distribuzione che è interamente basata su CentOS 5.

L’installazione su VirtualBox 3.0.2 ha impiegato davvero un tempo record: meno di 9 minuti per il trasferimento di tutti i file della distribuzione su disco. Al reboot non ho dovuto far altro che connettermi all’interfaccia web (che risponde convenzionalmente all’indirizzo https://192.168.1.1:81 modificabile a piacimento) per amministrare l’appliance. Nel mio caso, non ho configurato ClarkConnect come gateway, ma ho abilitato soltanto il modulo antivirus, il bandwidth manager e poco altro.

L’impressione è di un’appliance molto ben fatta, con un’interfaccia di amministrazione degna di un prodotto commerciale e altamente espandibile. Il fatto che sia basata su CentOS la rende un prodotto solido e interessante anche per le capacità di aggiunta/rimozione di software ricorrendo a yum. Dopo il “continua” ho caricato una galleria di immagini dell’installazione e qualche screenshot dell’interfaccia web.

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Lexmark X4650 su Ubuntu: missione impossibile

Ieri, preso da compulsione all’acquisto di qualcosa di tecnologico, ho deciso di andare in cerca di una stampante. La scelta è ricaduta su una Lexmark X4650, una multifunzione con incorporato un modulo Wi-Fi, una caratteristica molto comoda per avere un print server in casa, senza dover collegare la stampante a nessun PC.
Su Windows l’installazione è stata molto semplice, a dire il vero XP non ha avuto alcun problema, mentre per Vista sono dovuto ricorrere a driver scaricati dal sito di Lexmark.

Purtroppo le “grane” sono arrivate nel momento in cui ho deciso di vedere se Ubuntu riconosceva la stampante. Sono andato in “Amministrazione” quindi in “Stampa” e ho provato ad aggiungere il modello ma ovviamente nessuna traccia della X4650. Così mi sono messo a cercare in Rete e purtroppo le notizie sono state pessime. Nell’OpenPrinting Database, la Lexmark X4650 è contrassegnata con un definitivo “paperweight”, insomma su Linux la stampante non ha altra funzione di un contenitore per la carta, e non è stato aggiunto alcun PPD che possa aiutare.

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Mandriva 2009.1 provata su notebook e Eee PC 701

mandriva seed
mandriva seed

Con Mandriva 2009.1 sono state introdotte alcune novità interessanti: SpeedBoot per aumentare la velocità di avvio, ampia compatibilità con tutti (o quasi) i netbook sul mercato, e nuove immagini ISO ibride, facilmente installabili su pendrive USB. Grazie al nuovo tool Mandriva Seed (lo vedete nello screenshot), scaricabile da qualsiasi mirror della distro dalla cartella /devel/tools, ho deciso di trasferire la ISO di installazione su una pennetta USB da 2 GB.

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CentOS 5.3 netinstall su VirtualBox

Nelle ultime settimane sto facendo qualche piccolo passo verso le distro “rpm based”. Prima ho dato una chance a Fedora 11 Beta ma, almeno su VirtualBox, le prove fatte sono state deludenti. Lento in maniera imbarazzante in avvio, il LiveCD della Beta non ha brillato neppure una volta caricata l’interfaccia grafica. Eppure alla macchina virtuale avevo dedicato 512MB. Comunque non mi sono dato per vinto e ho voluto dare un’altra possibilità alle derivate di Red Hat uscite nelle ultime settimane provando CentOS 5.3.

Per l’installazione su VirtualBox ho utilizzato la netinstall.iso, CentOS-5.3-i386-netinstall.iso, scaricabile da uno dei tanti mirror. Grazie a questa ISO minimale si può installare la distribuzione scaricando i pacchetti necessari da Internet, utilizzando i repository messi a disposizione. Basta impostare come metodo di installazione “HTTP” e fornire un mirror e un path adeguato. Nel mio caso ho inserito:

server: mirror.centos.org
path: centos/5.3/os/i386

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SUSE Studio: screencast creazione appliance


SUSE Studio Screencast from Matteo on Vimeo.

Questa mattina ho ricevuto un codice di invito per provare SUSE Studio, un servizio web che permette di creare delle versioni personalizzate di openSUSE. Ne avevo letto qualche mese fa e quasi me ne ero scordato. Dopo averlo provato per qualche ora questa mattina, posso dire che ne sia valsa davvero la pena: è semplicissimo, completo e veloce.

In qualche minuto sono riuscito a creare una appliance personalizzata di openSUSE, solo testo, l’unica cosa che ho aggiunto è stato Apache. In pochi minuti sono riuscito a creare un web server minimale, applicando le configurazioni volute e riuscendo addirittura a testarlo online. Dopo la fase di “Build” dell’appliance è infatti a disposizione un pulsante “Test Drive” che permette di avviare l’appliance creata online servendosi di un applet Java.

Penso che una volta aperto al pubblico diventerà molto popolare e forse, grazie alla sua semplicità, riuscirà ad allargare anche il numero di utilizzatori di openSUSE.

Mentre provavo il servizio ho deciso di realizzare uno screencast e caricarlo su Vimeo (lo vedete embeddato nel post), non è eccezionale come screencast (quello fatto dal team openSUSE ha di certo uan qualità migliore) ma spero dia un’idea di quanto è semplice e completo SUSE Studio.

Una curiosità: SUSE Studio gira su web server Mongrel, l’ennesimo riconoscimento della potenza di Ruby.