Chrome: Server di aggiornamento non disponibile (errore: 3)

Da qualche giorno ricevevo con Google Chrome Devel su Windows 7 il seguente messaggio di errore quando andavo a verificare la presenza di update cliccando su “Informazioni su Google Chrome”:

Server di aggiornamento non disponibile (errore: 3)

oppure, con Chrome in inglese:

Update Server not available: error 3

L’errore segnala l’impossibilità di eseguire l’aggiornamento automatico di Chrome. Su Windows è possibile ripristinare il normale funzionamento dell’aggiornamento di Google Chrome nel seguente modo:

  1. portarsi nella directory “C:\Users\VostroNomeUtente\AppData\Local\Google\”;
  2. premere contemporaneamente il tasto Shift+tasto destro del mouse sulla cartella “Update” e nel menu contestuale che si aprirà selezionare “Apri finestra di comando qui”;
  3. nel prompt dare il seguente comando GoogleUpdate.exe /RegServer

L’aggiornamento automatico di Chrome dovrebbe ricominciare a funzionare immediatamente.

Google Page Speed Service: configurazione e prime impressioni

Google ha lanciato da pochi giorni Page Speed Service, un servizio che permette di applicare una serie di ottimizzazioni al proprio sito senza toccare una riga di codice, delegando il tutto a Google. Come funziona in pratica? Google scarica il contenuto del nostro sito Web e applica tutta una serie di ottimizzazioni per velocizzare il rendering delle pagine Web. Quando un client chiede di visualizzare le pagine del nostro sito comunica direttamente con i server di Google che rispondono con delle pagine a cui sono state applicate delle ottimizzazioni tali da renderle molto veloci: compressione dei CSS e degli script JavaScript, ottimizzazione delle immagini etc.

Tutti questi miglioramenti alle nostre pagine sono automatici ma per applicarli al nostro sito è necessario intervenire sui DNS del nostro dominio. I passi da compiere sono solo 4 ma non sono alla portata di tutti dato che bisogna creare nuove voci DNS e modificare quelle esistenti, operazioni non proprio elementari. Vediamo in estrema sintesi gli step da compiere:

  1. Registrarsi a Page Speed Service e aspettare pazientemente di essere invitati a usare il servizio che è ancora in Beta privata (diventerà a pagamento una volta passata la fase di test);
  2. ricevuta la mail di invito occorre fare login nella Google API Console e attivare Page Speed Service;
  3. fornire la URL del dominio che si vuole velocizzare, nel mio caso www.bufferoverflow.it
  4. dimostrare a Google di essere i proprietari del dominio creando un record txt nella configurazione del proprio DNS. Per verificare di averlo creato correttamente si può usare il servizio SuperTool, basterà inserire txt:www.nomedominio.com;
  5. impostare un record DNS denominato “reference domain” dal quale Page Speed Service scaricherà il contenuto del sito da ottimizzare. Basterà creare nel proprio gestore DNS un record A ” ref.nomedominio.com” che punti all’indirizzo IP del proprio dominio;
  6. modificare o creare il record CNAME “www” del proprio dominio e impostare come valore ghs.google.com

google api console pagespeed

Se non avete fatto danni con tutte queste modifiche ai DNS del vostro dominio allora il vostro sito dovrebbe essere impostato correttamente per essere ottimizzato da Google.

Nelle prove che ho effettuato ho potuto riscontrare un innalzamento nel punteggio di Page Speed (sia utilizzando l’estensione che il servizio online) dopo aver impostato Page Speed Service (il mio blog è passato da 87 a 95/100), nonostante nei commenti di Tagliablog si parli di un decremento delle performance. L’unico problema riscontrato fin’ora è con il .htaccess che avevo messo a protezione dell’area amministrativa di WordPress, con Page Speed Service non mi è stato possibile utilizzare l’autenticazione tramite .htaccess e per ora ho dovuto rimuoverlo. Neanche giocherellando con i Rewriter Settings (che vedete qui sotto in figura) sono riuscito a rimuovere il problema tra Page Speed Service e .htaccess.

pagespeed rewriter settings

Analizzando gli header HTTP durante una navigazione su bufferoverflow.it si vede chiaramente come le pagine vengano fornite da una serie di server con indirizzi che variano, come ad esempio “http://1-www-accel-pss.googleusercontent.com/gadgets/proxy” (N.B. attualmente ho eliminato i record DNS di Google e rimesso i record originali del dominio, dunque non sono più visibili le chiamate ai server di Google).

Conclusioni: Con Page Speed Service il sito è decisamente più veloce, almeno stando a quanto mi dicono i test Page Speed, e il fatto che sia Google a servire le pagine è una “certezza”. Detto questo, preferisco di gran lunga ottimizzare a livello applicativo il mio blog, magari ricorrendo a ottimi plugin per il caching di WordPress come W3 Total Cache o Quick Cache (che uso da qualche giorno). Poter mettere mano io stesso ai vari fattori che concorrono a ottimizzare la velocità del mio sito mi rende autonomo e sicuramente più consapevole delle modifiche fatte. Il fatto poi che Page Speed Service diventi a pagamento terminata la fase di test è un motivo in più per relegarlo a un mero test (nonostante sia stato decisamente positivo).

DuckDuckGo, la vera alternativa a Google

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Guardo sempre con molto sospetto gli articoli che parlano di motori di ricerca capaci di eguagliare o addirittura superare Google, eppure credo di non esagerare dicendo che DuckDuckGo è non solo paragonabile ma superiore a Google. Ne avevo solo sentito parlare ma non lo avevo mai usato finché non sono incappato in una discussione su Hacker News scaturita da un post in cui un utente affermava di essere passato con soddisfazione a DuckDuckGo abbandonando Google.

Perché preferire un motore di ricerca semisconosciuto come DuckDuckGo a BigG? Ecco qualche buona ragione:

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Installare e usare GoogleCL su Ubuntu

GoogleCL (Google command line tool) è uno strumento lanciato da Google per interagire con i propri servizi da linea di comando. I servizi al momento accessibili sono Blogger, Calendar, Contacts, Docs, Picasa e YouTube.

Il Google command line tool è sostanzialmente uno script Python che tuttavia non è possibile usare completamente in un ambiente testuale, per accedere ai servizi di Google è necessario effettuare un’autenticazione tramite browser al proprio Google Account. Ma andiamo per gradi e vediamo innanzitutto come installare GoogleCL su Ubuntu 10.04.

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Disabilitare l’immagine di sfondo su Google

Google immagine sfondo

AGGIORNAMENTO: poco dopo aver pubblicato questa serie di consigli, Google ha disabilitato la visualizzazione dell’immagine di sfondo.

Da oggi Google fa comparire in home page una (imho) fastidiosissima immagine di sfondo in stile Bing. Odio visceralmente qualsiasi personalizzazione grafica, tanto più se viene imposta e va a toccare la pagina che uso come home page da anni.

Ecco dunque sintetizzati alcuni metodi per disattivare l’immagine di sfondo di Google (background image) riportati da utenti inferociti dei forum di Mountain View:

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Come provare Google Buzz subito

Google in queste ore sta abilitando Buzz su moltissimi account Gmail. Nelle prime ore di vita del servizio è apparso chiaro come siano stati privilegiati gli utenti che usano l’iPhone o smartphone con Android. Già ieri sera, a poche ore dall’annuncio, io stesso mi sono visto abilitato Buzz accedendo a Gmail dall’iPhone.

Attualmente mi è stato abilitato anche accedendo da PC, quindi ritengo che a breve quasi tutti gli account potranno usare “la risposta a Twitter” (o ancor meglio a Friendfeed, viste le possibilità di Buzz) di Google. Se però siete impazienti di provare Buzz e non volete attendere potete modificare lo user agent di Firefox facendolo apparire come se fosse Safari su iPhone OS. In questo modo, quando accederete al vostro account Gmail è molto probabile che Google vi abiliti Buzz.

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Google Chrome provato su Ubuntu

Dopo l’annuncio sul Chromium Blog della disponibilità di versioni per sviluppatori di Chrome per Linux, ho deciso di provare la build su Ubuntu. Per ora è abbastanza semplice installare Chrome su Ubuntu e Debian grazie alla presenza di un .deb, strano non ci siano versioni anche per le rpm based.

Basta scaricare il pacchetto .deb e dare da console “sudo dpkg -i google-chrome-unstable_current_i386.deb” per avere Chrome installato su Ubuntu (nel mio caso Ubuntu 9.04). Dando “dpkg -c google-chrome-unstable_current_i386.deb” invece possiamo sbirciare all’interno del pacchetto, avendo un’anteprima dei file che saranno installati. Tra questi, immancabile, il sistema di aggiornamento automatico che Chrome effettua servendosi di un script che viene inserito nella directory /etc/cron.daily, effettuando un check degli update disponibili giornalmente.

Per effettuare l’update, Chrome aggiunge un repository, non andando a modificare “/etc/apt/sources.list” direttamente, ma aggiungendo il file google-chrome.list in /etc/apt/sources.list.d. Il repository aggiunto è “deb http://dl.google.com/linux/deb/ stable main”.

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